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“Sensei” non significa “Maestro”

(Traduzione ed adattamento di “Sensei is No Master” di Stefan Stenudd a cura di Carlo Caprino)

Alcune persone interessate all’Aikido sono preoccupate dalla tradizione che prevede di inchinarsi di fronte al ritratto di O’Sensei Ueshiba Morihei all’inizio ed alla fine di una lezione; alcuni sono titubanti nell’eseguire questo atto per via delle loro credenze religiose, o perché provano disagio ad eseguire quello che appare loro una sorta di venerazione.

Personalmente non ho mai avuto questo problema, neppure quando ero un principiante adolescente nei primi anni ’70, quando pareva che tutti si dovessero ribellare contro tutto ciò che pareva rappresentare l’autorità. Però ho avuto un po’di problemi nel chiamare “sensei” l’istruttore.

Maestro

Oggi il termine sensei viene usualmente tradotto come “maestro” ed in Svezia questo termine è abbastanza comune, essendo usato per i campioni sportivi, quando vincono una competizione nazionale o internazionale che – ovviamente – non ha nulla a che fare con l’Aikido. D’altra parte, tradizionalmente il termine “maestro” è usato per indicare Gesù Cristo, poiché nella traduzione svedese dalla Bibbia, è il modo più frequente con cui lo chiamano i suoi discepoli.

Io non sono molto religioso, quantomeno non in maniera pia, ma comunque trovo difficile chiamare il mio istruttore di Aikido con un termine che è associato al Messia cristiano; anche se l’Aikido è la mia passione, ritengo che questa sia una cosa davvero esagerata, anche se ci sono istruttori che la pensano in maniera diversa…

Comunque, quando ho imparato che il termine sensei significa semplicemente “insegnante”, ho risolto il problema. Non mi sognerei mai di insistere perché i miei allievi mi chiamino in questa maniera e ritengo sia necessario che io diventi vecchio prima di meritarmelo, ma comunque non mi mette a disagio se loro scelgono di farlo spontaneamente, mentre non posso dire lo stesso quando vedo il titolo di “Maestro” usato per indicare istruttori di Aikido e di altre arti marziali, specialmente se questi (più raramente queste) se lo sono autoconferito.

Cosa c’è di sbagliato nel termine “insegnante”? Quale termine potrebbe essere più adeguato se vogliamo indicare colui che deve seguire lo sviluppo delle nuove generazioni?

La nomina degli studenti

In base alla etimologia ed all’impiego del termine, in Giappone il termine sensei non può essere usato per sé stessi; ma può essere solo impiegato da altre persone – quando lo ritengano opportuno – se parlano con voi o se vi citano a terze persone. Ciò è meraviglioso. Sei solo un insegnante se qualcuno è pronto ad accettare di essere un tuo studente, ad esempio chiedendoti di insegnargli qualcosa; se invece insistete ad insegnare senza che nessuno ve lo chieda, siete qualcos’altro.

Agli studenti deve essere consentito di scegliere i loro insegnanti, e questo è un diritto fondamentale nella tradizione orientale, che ritroviamo anche nelle università dell’Europa medievale. Gli studenti sceglievano i loro insegnanti, li pagavano di tasca propria e li congedavano rapidamente se non erano di loro gradimento.

Questo sistema ha i suoi inconvenienti, ad esempio scendere a compromessi nell’nsegnamento per guadagnare popolarità, ma comunque ritengo che sia comunque una situazione migliore di quella in cui gli studenti debbono sopportare insegnanti scarsi o incapaci.

Così, questo fondamento volontario del dojo è una benedizione; potrete mantenere i vostri studenti solamente se questi riterranno di avere delle cose interessanti da imparare da voi, il che significa che dovete impegnarvi a migliorare continuamente, e dovete sempre essere in grado di percepire le necessità dei vostri studenti, che sono le uniche necessità che dovete sperare di non soddisfare mai completamente.

Quando date ad uno studente ciò di cui ritenete abbia bisogno, alcuni di loro potrebbero non essere d’accordo ed andarsene, con la convinzione che voi siate in errore. In questi casi è assolutamente meglio che se ne vadano piuttosto che siate voi ad adattarvi alle loro richieste contro le vostre convinzioni; loro devono essere sempre liberi di andarsene e cercare altri insegnanti ed in questo modo, lo studente è il capo di sé stesso.

Ovviamente, gli studenti che imparano il massimo sono quelli che usano on parsimonia questo potere. Questi studenti restano, perfino quando sono incerti su quanto possono ottenere da voi, poichè la loro saggezza li fa rimanere finchè non hanno la certezza di non avere davvero nulla da imparare.

Allenatore

In Aikido e nelle altre arti marziali, l’istruttore è solitamente il praticante più esperto del dojo. Questa considerazione è così logica che possiamo ritenerla un teorema che non ha bisogno di spiegazione. Considerando la complessità delle nostre arti, è certamente così, e l’istruttore deve essere in grado di dimostrare ogni tecnica e di mostrare fase per fase agli studenti meno esperti come eseguirle nel modo corretto.

Ma nelle attività sportive chi dirige l’allenamento è raramente un atleta attivo e gli allenatori sportivi stanno a bordo campo, dirigono gli atleti a distanza analizzando quello di cui necessitano per esercitarsi e come devono eseguire le loro attività al fine di aumentare le loro possibilità di vittoria, e questo è vero anche per sport complessi che richiedono abilità particolari. La situazione più diffusa negli sport è che nel gioco o nell’atto atletico l’allenatore non sia mai più abile dei suoi giocatori. Questo può sembrare un inconveniente ma ha però i suoi vantaggi pedagogici; per esempio, un allenatore può chiedere agli atleti da lui preparati di avere prestazioni molto maggiori di quelle che lui stesso può effettuare. D’altra parte questo favorisce il rispetto per gli atleti e li pone al centro delle cure dell’allenatore stesso.

Nelle arti marziali, il sensei è spesso ammirato con una reverenza tale da far sembrare gli studenti poco più che accessori decorativi attorno al leader, come se la pratica fosse una specie di sermone, con il sensei al posto del prete, quasi fosse il sacerdote di una divinità pagana.

Ma il ruolo del sensei in un dojo equivalente a quello dell’allenatore sportivo, il loro vero obbiettivo deve essere lo stesso: innalzare le abilità e le capacità dei praticanti. Due percorsi notevolvente diversi per raggiungere lo stesso obiettivo; così, il sensei può imparare dall’allenatore e viceversa.

O’Sensei

Tornando a Ueshiba Morihei, ricordiamo che venne onorato con i titolo di “O’ Sensei” (grande Maestro) e questo già dice praticamente tutto. Il titolo non gli è stato concesso in base alle sue qualità da aikidoka, che peraltro furono senza dubbio fenomenali, ma per la sua abilità nello sviluppare le abilità e l’intuizione dei suoi studenti, opera in cui, per quanto ho capito, fu davvero eccezionale.

La più grande evidenza di questo fatto è nella differenza dell’Aikido mostrata dai suoi studenti; nonostante costoro abbiano avuto lo stesso insegnante, il loro modo di fare Aikido è un mondo a parte, tanto che è abbastanza difficile trovare due studenti di O’Sensei Ueshiba Morihei che facciano Aikido in maniera similare.

Ogni insegnante è capace di addestrare studenti che siano delle sue fotocopie, ma un grande insegnante stimola gli studenti a cercare ed esprimere il proprioAikido. Questo è l’unico modo di procedere.

Tutti noi abbiamo cominciato il nostro viaggio nell’Aikido copiando i movimenti del nostro istruttore, per prendere confidenza con questi, e col tempo, questi sono diventati sempre più naturali per noi. Infine, questi stessi movimenti cominciano ad essere “nostri”, come se noi ne fossimo gli inventori.

Così è per tutti; ogni persona che impara l’Aikido per certi aspetti lo reinventa, facendolo diventare una espressione naturale della sua individualità. Se l’Aikidonon progredisce verso questo livello, c’è un vuoto nella sua comprensione pratica, ed il suo aspetto più sofisticato è irraggiungibile.

Potete constatare questo attraverso gli studenti di O’Sensei Ueshiba Morihei; quando voi osservate uno di loro eseguire ikkyo in un certo modo, voi siete immediatamente convinti che quello sia il modo corretto di effettuarlo. Poi voi vedete un altro studente di O’Sensei Ueshiba eseguire ikkyo in una maniera completamente differente, e di nuovo siete convinti della stessa cosa. La cosa è abbastanza divertente ed è il principale tratto distintivo di un formidabile insegnante.

Bene, in questo caso potrebbe essere corretto definire “Maestro” un simile insegnante.