Chiunque inizi la pratica dell ‘ Aikido, ben presto scopre che nonostante sia un arte marziale in cui si usano le mani nude, vi è compreso lo studio di alcune armi.
Questo fattore contribuisce senz’altro a complicarci le idee già confuse sul come un’arte marziale possa contribuire ad accrescere valori come la pace,l ‘amore e l ‘armonia. Forse, per questo motivo, alcune scuole ne hanno limitato l ‘uso mentre altre lo hanno eliminato del tutto.
Giusto o sbagliato, non sta a me dirlo e certamente ognuno è libero di fare come meglio crede. Sicuramente viene a mancare una parte della pratica importante, insostituibile che può farci meglio comprendere come anche con il loro uso l ‘Aikido può divenire uno strumento di pace.
Per sostenere questa mia affermazione è bene ricordare come l’ Aikidò fu concepito dal suo fondatore Morihei Ueshiba. Tra le molteplici forme di Budo praticate da Osensei, sicuramente, l ‘arte della spada ha rivestito un ruolo importante. La Via della spada era percorsa in passato solo dalla casta dei Samurai, uomini spesso sanguinari e votati alla guerra.Nonostante ciò, si sono distinti tra loro alcuni dei personaggi più illuminati e pacifici del Giappone.
Questa contraddizione può essere spiegata riflettendo sul fatto che questi spadaccini erano addestrati alla morte ma non uccidevano solo per il gusto di farlo, bensì difendevano le proprie genti, il loro signore ed il loro onore. Attraverso la pratica con la spada ed una straordinaria forza interiore, i Samurai riuscivano a raggiungere uno stato mentale che permetteva loro di affrontare gli scontri senza temere di perdere la propria vita. Meglio di chiunque altro ne compresero il valore dovendosi spesso confrontare con la morte.
La considerazione che OSensei nutriva per questi straordinari guerrieri e per la loro arte fu talmente grande che istitui corsi regolari di Kendo, presso il Kobukan Dojo intorno al 1936, incitando anche suo figlio,Kisshomaru, a praticare il kenjutsu (stile Kashima ). Ueshiba inserì i principi della spada nella codificazione di quello che poi sarebbe divenuto l ‘Aikidò facendo si che le basi tecniche coincidessero. Anche Sokaku Takeda, Maestro di Aikijutsu stile Daito, con il quale Ueshiba praticò per molti anni, era un eccellente spadaccino , forse fu tra i primi ad integrare il lavoro a mani nude con quello della spada, dato che, in quel periodo ne fu proibito l’uso. Aspetti come la posizione di guardia e la scelta della distanza sono notevolmente simili, per non parlare del modo in cui la mano viene brandita come una spada detto appunto mano-spada (te-gatana).
Molti grandi Maestri si sono dedicati parallelamente anche allo studio della spada e all’arte della sua estrazione (iaido) divenendone importanti esponenti. Basti pensare a Maestri come Soji Nishio, Nobuyhi Tamura, Kazuo Chiba o ad altri che hanno codificato forme di aiki-ken e aiki-jo come il M°Morihiro Saito ed il M°Mitsugi Saotome. Detto questo, si può capire quanto sia importante la relazione tra il lavoro a mani nude (Tai-jutsu) e quello armato (tachi-dori e jo-dori) e di come le armi diventino uno strumento indispensabile per l ‘insegnante.
Applicando i principi delle armi e mostrando parallelamente la stessa tecnica nelle due forme (armata e non) si riesce a comprendere meglio sia la costruzione della tecnica e la distanza da tenere che le linee da seguire. Possiamo trovare posizioni più corrette dal punto di vista posturale, in quanto le armi ci aiutano a trovare la giusta posizione di piedi,mani,busto,spalle e testa mettendo in risalto gli errori che la pratica a mani nude riesce a nascondere.
Solitamente nell’Aikidò si lavora con tre tipi di armi: il Bokken(spada di legno), il jo(bastone) ed il tanto (pugnale di legno).
Il bokken ed il jo possono essere usati sia da soli (suburi) che da Tori ed Uke contemporaneamente(kumi tachi e kumi jo) o da uno solo dei due(tachi dori e jo dori).
Nella pratica in due si evidenzia il lavoro di relazione, sviluppando una sensibilità tale da sentire l’arma come un prolungamento del proprio corpo.
Tecnicamente l ‘uso del bokken è importantissimo poiché ,come già accennato in precedenza, molte tecniche derivano dalla spada.
In modo particolare il ken segna materialmente la distanza che intercorre tra tori ed uke, indica costantemente quale è la linea d’attacco e migliora il controllo di se stessi e dell’altro. Nel lavoro da soli (suburi) oltre a migliorare le tecniche di taglio, che ritroviamo poi negli attacchi a mani nude (shomenuchi,yokomenuchi), svolgiamo anche un buon lavoro fisico che irrobustisce la parte superiore del corpo e attraverso l’uso del kiai, si raggiunge un buon ritmo respiratorio. Differentemente lo studio del jo esalta sia un maggior dinamismo che l’esecuzione di movimenti fluidi e circolari attraverso le roteazioni dello stesso. Potendovi scorrere le mani liberamente, non avendo un verso ne un taglio, fa si che i lati del corpo lavorino insieme trovando un bilanciamento che spesso a mani nude è difficile ottenere.
Nella forma di jo-dori sono amplificati, soprattutto nelle prime leve, le azioni connesse al suo movimento come il controllo del centro attraverso il braccio, mostrando maggiori analogie con il lavoro a mani nude. Nell’ Aikidò è presente anche la pratica con il tanto(pugnale) molto utile nel gioco del parallelismo con il tai-jutsu ma ancora di più, a mio avviso, quando viene usato per accrescere il controllo e l’attenzione sulle mani dell’Uke che restano sempre pericolose quando impugnano un’arma corta.
L’insieme dei diversi lavori applicati alla stessa tecnica ci mostra gli innumerevoli principi da rispettare. A volte concetti come duro e morbido o pesante e leggero coesistono in un’unica tecnica, facendo si che solo un lavoro con le diverse armi ci permetta di comprendere l ‘insieme del gesto. Inoltre, allenandoci con le armi anche se gli attacchi sono puramente simbolici la paura di farci e di fare del male diventa tangibile. Praticando a mani nude accade spesso di non riuscire a dosare la propria forza, soprattutto quando si pratica con una persona di stazza minore o meno forte; questo con le armi non accade poiché anche un bambino se colpisce con un bokken può ferirci.
Grazie alle armi possiamo lavorare in modo più onesto rispettando ancor di più chi ci sta di fronte guardandolo dritto negli occhi e sanzionandolo ad ogni errore. Attraverso questa pratica sviluppiamo una maggiore attenzione e concentrazione acquisendo qualità come l’equilibrio e l’intuizione che ci tornano utili anche nel quotidiano. Infine, quando avremo imparato a controllare il centro del nostro partner e ci troveremo nella possibilità di colpirlo avremo compreso la clemenza, la compassione, il significato di pace, amore e armonia………. perché noi pratichiamo Aikido……………noi possiamo scegliere di non farlo. Con queste considerazioni, non vorrei far capire che a mio modo di vedere, solo la pratica con le armi rivesta un ruolo così importante. Sono convinto che l’Aikido racchiuda la conoscenza ed i principi di tutte le forme di Budo giapponese e non solo. A tal proposito, riporto di seguito un simpatico aneddoto raccontato da un’ allievo del M° Soijiro Masuda. Mi scuso in anticipo per la traduzione sperando di non averne alterato il senso. Masuda Sensei a volte mi chiedeva di accompagnarlo a qualche dimostrazione dove gli servisse un uke.
Una di quelle volte arrivammo in anticipo, una cosa normale (nella via dell ‘ Aikido), decidemmo di cambiarci d’abito ed aspettare con le armi poggiate a terra l’inizio della dimostrazione.
Poco dopo, un anziano signore vestito con il formale kimono, si avvicinava con in mano una spada viola.
Il Sensei mi sussurrò “Oh anche lui è un Maestro. Egli è un famoso insegnante di iaido ed ha dedicato tutta la sua vita alla spada.Per rispetto alla sua arte non faremo nessuna tecnica di bokken, sei d’accordo?”
Dopo qualche minuto, arrivarono due persone con l’abito da Karate ed il Maestro mi sussurrò ancora “Oh anche uno dei due è un Sensei. Egli è il diretto discendente del fondatore di quello stile. Noi non dobbiamo fare tecniche di difesa da tsuki (pugno) per rispetto alla sua arte, sei d’accordo?”
Infine non ci crederete, arrivarono anche due persone con l’abito da judo e Masuda Sensei ” Guarda! loro sono specializzati nelle proiezioni, oggi non ne faremo”.
Bene, la nostra dimostrazione proseguì con molte varietà di tecniche.
Facemmo jo-kata e jo-dori, nello stesso tempo tecniche di tai-jutsu (senza pugni e proiezioni).
Questa storia (vera) contiene un importante messaggio, l’Aikido è infinito.
Ringrazio il Sensei Masuda per avermi insegnato il rispetto per i colleghi delle altre arti marziali
Marino Deiana