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Tamura Sensei – intervista

tamuraL’Aikido è la creazione di Osensei! La Shin Aikido (Aikido nuovo), Tamura ryu (scuola Tamura) o altri non hanno ragione d’esistere. L’Aikido è l’Aikido. Il lavoro è quello di trovare il modo per arrivare al livello di pratica di Osensei.

La stessa tazza di tè vista di lato, da sopra o sotto, ha una forma completamente diversa. Oggi, ciascuno è convinto di essere nel giusto, si oppone all’altro a causa di una visione parziale e va quindi contro l’insegnamento di Osensei. Dobbiamo aprire il cuore e vedere che, questa o quella particolare visione delle cose, può comunque essere interessante. Non fatevi intrappolare nelle convinzioni. Anche se i fondamentali devono essere sempre rispettati.

 

Osensei pensava che l’Aikido fosse legato ad altre vie tradizionali?

Non ne parlava esplicitamente, ma spesso praticava la calligrafia. All’inizio ho spesso pensato non fosse niente di speciale e che sembravano caratteri da bambini. Ma un giorno un famoso maestro di calligrafia ha visto il suo lavoro ed esclamò: “E’ straordinario, chi ha scritto questo? “. E più tardi la sua scrittura è diventata ancora più interessante.

La sua calligrafia era molto apprezzata. Possiamo vedere nella calligrafia il cuore dello scrittore. Un vero maestro si riconosce indipendentemente dall’ambito in cui si esprime. Se questo non è il caso, è un impostore. (Ride).

Senza andare così lontano, penso che un maestro si riveli dalle vie che ha scelto.

Una delle origini dell’Aikido è il Daito Ryu. Come Osensei ha fatto evolvere la sua pratica?

Inizialmente Osensei insegnava esattamente il Daito Ryu. Poi gradualmente la sua pratica si è evoluta in misura della sua concezione della vita, soprattutto influenzata dalle sue convinzioni religiose. Questi cambiamenti non si sono verificati in una volta, sono stati graduali e non sono stati a volte visibili dall’esterno.

Il suo Ikkyo che poteva sembrare identico dall’esterno, era sostenuto da una diversa intenzione.

Ha praticato altre arti marziali prima dell’Aikido?

Ho iniziato il kendo al college con un amico di mio padre che era anche un insegnante di questa disciplina così come  di Judo.

Perché e come ha iniziato l’Aikido?

Avevo sentito parlare dell’Aikido e ho voluto provare questa disciplina perché non ero molto forte nel judo e mi facevo spesso malmenare. Così ho voluto praticare questo Budo, che si diceva straordinario per battere tutti! (Ride)

Com’era una sua giornata al tempo?

C’era l’allenamento del mattino alle 6:30. Siccome dormivamo nel dojo, dovevamo alzarci velocemente per levare i futon e fare le pulizie. Ci è capitato di dormire e di essere svegliati dai primi studenti. Dopo c’era allenamento dalle 8:00 alle 9:00. Poi si faceva colazione. Il giorno lavoravamo e la sera ricominciavano gli allenamenti. E a poco a poco il numero dei corsi è aumentato. Inoltre accompagnavo spesso Osensei nei suoi viaggi.

Com’era Osensei in viaggio?

Quando prendevamo il treno per esempio, dovevamo comprare i biglietti. E evidentemente era necessario fare la fila. Ma Osensei partiva senza attendere. E naturalmente avevamo i bagagli. C’erano i controllori, ma nessuno fermerebbe un nonno che cammina indifferente. Mi prendeva il panico, era difficile da vedere perché piccolo. Finalmente lo ritrovavo in qualche modo, e prendevamo il treno.

A Tokyo bisognava che gli uchi-deshi venissero a cercarlo al suo ritorno. Noi, ovviamente, non potevamo sapere in quale vagone fosse. Sapevamo solo in che treno era. Aspettavamo all’ingresso della stazione e cercavamo di vederlo. E spesso, nel tempo che lo trovavamo, era già partito in taxi e ci rimproverava poi al nostro arrivo ! Tutto ci serviva d’allenamento.

Osensei decideva anche le cose all’improvviso. Un giorno mi ha chiesto di cercare un taxi. Poi ci siamo diretti a Shibuya perché voleva andare in un istituto religioso chiamato Korindo. Il taxi, ovviamente, non sapeva dove fosse e Osensei si arrabbiò. Finalmente riconobbe la strada e fummo in grado di arrivare. Quel giorno ho capito che dovevo informarmi prima su dove stavamo andando e come arrivarci. E’ stata una buona lezione.

Come camminava Osensei?

In apparenza camminava come tutti gli altri. Ma praticava sempre in tabi sul tatami tradizionale. E’ estremamente difficile, perché scivolano molto. Così ha sviluppato una tecnica straordinaria.

Con altri uchi-deshi  ho anche notato che i tabi di Osensei sbiancavano, sotto l’usura, a livello dell’articolazione tra il piede e l’alluce. E’ un posto che di solito non usurano le persone che camminano in tabi.

L’hakama era indossata da tutti i praticanti in passato?

Sì. La hakama è la divisa di un praticante le arti marziali tradizionali. E’ utilizzata nel Kendo, nel Kyudo, nello Iaido … Era utilizzata da tutti, indipendentemente dal livello. Era anche vietato di praticare senza hakama.

Quindi non c’era un livello minimo per portarla?

No. In realtà sono stato io che indirettamente e involontariamente fui la causa del fatto che non tutti la portano fin dall’inizio. (Ride)

Al tempo che ero uchi-deshi ero anche responsabile dei corsi nelle università. Ma dopo la guerra, anche più di oggi, gli studenti erano spesso senza un soldo! (Ride) A causa di questo alcuni non potevano praticare e quindi ho chiesto a Kisshomaru sensei se fosse possibile che acquistassero l’hakama dal secondo anno di pratica. La questione è stata discussa e, infine, gli studenti sono stati autorizzati a praticare il primo anno senza hakama.

Quindi poi l’abitudine s’è diffusa. Gli studenti universitari giapponesi in genere praticano quotidianamente e normalmente raggiungevano il livello di secondo kyu dopo un anno. E’ così che s’è generalizzato.

Quando sono arrivato in Francia, ho cercato che tutti gli studenti indossassero l’hakama, ma non ha funzionato. Certi insegnanti pensavano che avrebbe motivato gli studenti nel continuare a praticare. Ho detto loro che se tutti la mettono da principio questo avrebbe portato più studenti, ma non erano convinti. (Ride)

Si dice talvolta che le pieghe della hakama sono collegati ad una particolare virtù. Osensei parlava di questo?

No. Non l’ho mai sentito parlare di questo.

Perché si portano i pantaloni sotto l’hakama?

Penso che una delle ragioni fosse di non usurare l’hakama troppo velocemente nel suwari-waza.

(l’hakama sono pantaloni e i pantaloni che si indossano sotto non sono la biancheria intima. l’Aikido è l’unica disciplina importante dove si indossano i pantaloni sotto l’hakama. Questo non avviene nè nel Kendo, né nel Kyudo, nè nello Iaido, o nei jutsu tradizionali.)

Quando lei era uchi deshi, dove soggiornava generalmente Osensei ?

Era ovunque! Trascorreva una settimana qui e un’altra là. Quando si pensava che fosse a Tokyo se ne era già andato a Osaka. Quando si pensava che fosse in Kansai era a Iwama. E quando si pensava che fosse a Iwama una chiamata ci chiedeva di andare a prenderlo alla stazione! Andava anche spesso a Kyushu presso Hikitsuchi Michio.

Egli aveva probabilmente ereditato questa caratteristica da Takeda Sokaku, insegnando una settimana qui e altrove. Non era un tipo che restava fermo.

Facevate domande ad Osensei?

Quando eravamo uchi-deshi era impensabile di fare una domanda ad Osensei. Osservavamo più attentamente possibile, assorbendo le sue correzioni e scambiando opinioni tra di noi. E’ così che abbiamo dovuto sviluppare la nostra tecnica.

Si può raggiungere l’efficacia di Osensei senza passare come lui in situazioni di vita o di morte?

No…Ma se vuoi praticare per vincere un combattimento è meglio imparare ad usare un’arma da fuoco. (Ride)

La domanda è: essere consapevoli di ciò che si desidera dalla pratica dell’Aikido …

Ha avuto momenti difficili a quel tempo?

A venti anni nulla sembra difficile. Non avevamo soldi, allora si andava al fruttivendolo e recuperavamo le foglie di ravanello tagliate per la vendita e normalmente gettate via. Le venditrici ci davano anche alcuni prodotti ogni tanto.

Dicevo loro: “Questa banana ha l’aria marcita, dubito che si possa vendere! “E loro mi dicevano” : E’ vero non abbiamo scelta, devi prenderla! ”

C’erano negozi che sono oramai spariti a Ameyoko ed a Ueno. C’era un mercante di dolci che impiegava molte giovani ragazze. Dopo la festa i dolci di Natale si vendevano male e andavamo a recuperane qualcuno. Era un periodo del genere.

Al Kuwamori dojo mi hanno detto che insegnava a dei quinti dan quando ancora non era primo dan?

Sì è vero. Eravamo uchi-deshi, ma non sapevamo grandi cose! Siamo stati mandati ad insegnare qua e là. Sono stato anche inviato ad insegnare all’esercito. Così incontrai Sasaki sensei. E’ davvero una persona straordinaria.

Successivamente aprì una scuola di spionaggio, ma ho dovuto chiuderla quando la storia è stata resa pubblica dal Time. Quando ho lasciato il Giappone gli chiesi di sostituirmi per un anno all’Aikikai. E’ durato più di quarant’anni! (Ride)

Ci sono cose che solo il tempo permette di capire?

Uno degli studenti di Osensei studiava anche naginata. Il suo insegnante era considerato il massimo esperto di quest’arma a quel tempo e ho avuto la fortuna di esser invitato a una delle sue dimostrazioni. Si trattava di una nonna di 75 anni.

Dopo la manifestazione ho avuto l’onore di esserle presentato. Lei continuava a parlare di Osensei che ammirava e considerava come il più grande budoka. Improvvisamente mi guardò e mi chiese la mia età. Risposi che avevo vent’anni e lei disse, “Non si può capire niente prima dei settant’anni! ”

Ho pensato: “Che nervi questa nonna! “Ora so che aveva ragione! (Ride)

Si dice che Osenseï insegnasse i kaeshi waza solo agli uchi-deshi?

Non è questo, è che eravamo gli unici abbastanza preparati per arrivare a vedere quello che faceva.

C’erano ancora dei dojo yaburi? (Sfide)

C’erano stati in passato, ma non c’erano più realmente. Ma c’è stata una storia piuttosto interessante:

Haga Sensei era un giovane e celebre Shihan di Kendo e Iaido. Era un maestro eccezionale. In Giappone, quando un museo acquistava una lama si assicurava fosse una spada di qualità autentica e chiedeva ad alcuni esperti di testare il taglio. Se affidiamo questo compito ad un cattivo praticante, la spada può essere irreparabilmente danneggiata. Haga Sensei era responsabile di questo lavoro.

Era anche qualcuno d’estremo. Nelle discussioni sulle arti marziali quando una persona si infervorava sotto l’influenza di alcol, spesso gli proponeva di sostenere le sue affermazioni con una spada vera!

Un giorno venne, avendo sentito parlare del dojo. Non vide Osensei nell’allenamento, ma è stato cortesemente invitato a cena. Così pensò che non fosse un dojo serio. E’ venuto regolarmente a mangiare quando il denaro gli mancava, e questo per quasi un anno.

Un giorno fu  trasferito in Corea e ci venne a salutare. Fu allora che Osensei lo invitò nel Dojo. Gli diede un bokken e disse: “cammino semplicemente nel dojo, colpisci quando desideri. ”

Haga Sensei mi ha detto più tardi, “Tamura, non c’era nessuna apertura e non riuscivo a colpire! Sono stato sconfitto.

Essere sconfitto in quel modo e pensare che non ho approfittato di quest’anno per ricevere un insegnamento!

Ho sentito che lei si allenava con gli shuriken in quel momento?

Sì, abbiamo giocato tutti con questi. Ci divertivamo anche ad indossare Geta in ferro e ipponba Geta per camminare a Shinjuku. C’era Yamada, Kanai, Chiba, Noro, Sugano, Saotome …

Ho letto una storia sul Doshu attuale che sarebbe stato preso a bersaglio …

Ah sì, era Noro! (Ride)

Era molto bravo. Poteva lanciare precisamente e da lontano. Non lo sapevo, ma un giorno chiese al Doshu, che era allora un ragazzo, di fungere da bersaglio. Gettò shuriken tutto intorno a lui, ma alla fine ne ha piantato uno in una gamba! Moriteru cominciò a piangere, ma Noro gli chiese di no dire nulla e gli promise che avrebbe acquistato un grande pezzo di cioccolato in cambio. Aveva male, ma rientrando la sera disse che era caduto lungo la strada. Ma dopo tre giorni Noro non aveva ancora mantenuto la promessa ed allora Moriteru l’ha denunciato chiamandolo bugiardo. (Ride)

40 anni dopo Noro sensei gli diede un mucchio enorme di cioccolatini!

Yamada Sensei ha scritto di recente che avete rifiutato il nono dan. Qual è il motivo?

Osensei ci aveva detto che l’Aikido era fino a 8° dan. L’8 rappresentava la fine di un ciclo che ci portava di nuovo alla partenza. L’8, in Giappone ha un significato positivo, l’ideogramma ha una forma di apertura. Dopo di lui tornare all’inizio. Ecco cosa ci ha detto. Ed è questo che ho espresso a mia volta. Mi è stato poi offerto il nono dan dal Giappone. E mi ha messo in una posizione scomoda. (Ride)

Ho chiesto loro di darmelo a titolo postumo. Purtroppo li ho messi in una posizione scomoda a mia volta. Ora si deve far attendere i praticanti che sono più giovani di me e che probabilmente sarebbero felici di diventare 9° dan. Dovranno domandarsi: “Perché Tamura sempai non lo accetta? ”

Questo ovviamente non è un problema del Doshu. E’ solo che è difficile dire ai miei studenti che questo genere di cose è cambiato, ora che mi offrono il 9° dan! (Ride)

Il Doshu è infastidito e sono davvero in imbarazzo. Vorrei davvero che si dimenticasse questo affare.

Cosa vorrebbe per i suoi studenti?

L’Aikido è un percorso che permette di scoprire se stessi e costruirsi come essere umano per vivere una vita piena e felice. Gli studenti sono come miei figli. Spero che siano in salute e vivano felici. Che trovino la via della felicità e possano, ripensando alla loro vita nel momento della morte, dire che ne era valsa la pena. Questo è quello che vorrei le persone raggiungano attraverso la pratica dell’Aikido.

 

Grazie Sensei.